



Il Santuario
Madonna dei Laghi
La sacra immagine
Tutto nasce dalla devozione popolare alla Madonna del Latte, raffigurata su un antico pilone lungo la strada che costeggia il Lago Grande di Avigliana.
Nel 1360 Bona di Borbone, moglie del Conte Verde, chiese alla Vergine Maria il dono della maternità e fu esaudita con la nascita del figlio Amedeo VII ad Avigliana.
Le spose e le balie si rivolgevano con fiducia alla Madonna del Latte per chiedere la grazia della maternità o protezione per i figli. L’evento rese il luogo famoso e caro ai Savoia: attorno al pilone fu costruito un sacello a fine Trecento e, nel Quattrocento, l’immagine mariana venne rinnovata.

La chiesa originaria
La piccola chiesa, simile a quella raffigurata nell’ex voto del 17 maggio 1626 e nella stampa del 1581, era un edificio semplice con aula rettangolare e abside semicircolare. L’ex voto, conservato nella sacrestia del santuario, mostra una processione di confratelli e l’antica cappella, davanti alla quale è inginocchiata la corte sabauda.
In quell’occasione Carlo Emanuele I di Savoia donò un prezioso polittico con l’Annunciazione, segno dell’attenzione della casa Savoia per il santuario.
Inizialmente affidata agli Agostiniani, la chiesa serviva come luogo di accoglienza e preghiera per i pellegrini. Negli anni Venti del Seicento la gestione passò ai Cappuccini, per i quali venne costruito un nuovo convento accanto al santuario.
Il polittico di Defendente Ferrari
Il Polittico dell’Annunziata, donato nel 1581 da Carlo Emanuele I di Savoia, è il primo grande dono ducale al santuario. Le quattro tavole, oggi sull’altare maggiore, raffigurano l’Annunciazione al centro, i Santi Sebastiano e Rocco ai lati e tre scene evangeliche nella predella.
L’opera divenne subito fulcro della devozione popolare e compare in numerosi ex voto.
Attribuita in parte a Defendente Ferrari, e in parte a un suo collaboratore anonimo, risale al 1515-1520 e fu inserita nel 1642 in una cornice seicentesca di noce realizzata da Pietro Botto e Francesco Busso.
Il dipinto fu incoronato tre volte (1652, 1752, 1852) e restaurato nel 2003.


La chiesa seicentesca
I lavori per la nuova chiesa e il convento iniziarono nel 1622, con il progetto dell’architetto Nicola Ramelli e la direzione del capomastro Bartolomeo De Jacobis. Dell’edificio originario fu conservato solo il presbiterio con l’immagine miracolosa.
L’opera, sostenuta economicamente dai Duchi di Savoia, durò oltre vent’anni e si concluse con la consacrazione nel 1643.
Dal 1892 il santuario e il convento sono affidati ai Salesiani di Don Bosco, che ne custodiscono la storia e la spiritualità, continuando la missione di accoglienza e preghiera.
La Casa Madonna dei Laghi di Avigliana è aperta tutto l’anno per ritiri, convegni e attività formative per pellegrini, famiglie e giovani.
La devozione mariana, nata nel XIV secolo, rende il santuario una testimonianza viva di fede e una tappa significativa della Via Francigena.
Architettura del Santuario
La chiesa ha una pianta centrale con un vano ovale da cui si aprono tre ambienti quadrangolari: presbiterio e due cappelle laterali. Ai lati del presbiterio si trovano due vani, uno dei quali, realizzato nel 1703, serviva come coretto invernale. Dietro il presbiterio si estende il coro dei cappuccini e la sacrestia.
All’esterno si presenta con uno stile tardo-cinquecentesco, sobrio ed elegante, con richiami architettonici alla chiesa del Monte dei Cappuccini di Torino.
La facciata presenta un pronao in muratura con quattro colonne di pietra di Chianocco e affreschi nel timpano e nell’arco trionfale raffiguranti l’Eterno Padre e l’Annunciazione.
Nel Settecento la cupola fu rialzata di cinque metri e coperta con coppi. Nel 1765 venne costruito il campanile a base triangolare, che sostituì quello precedente pericolante.


San Maurizio di
Guido Reni
La tela di San Maurizio martire, donata quasi certamente dal cardinale Maurizio, testimonia il legame del porporato con il santuario.
Il Santo è raffigurato in ginocchio, in abiti militari, mentre riceve la palma del martirio da un angelo; sullo sfondo si intravedono i compagni martiri e un paesaggio crepuscolare. La scena, sobria e solenne, esalta la figura luminosa del Santo in primo piano.
L’opera, attribuita a Guido Reni (1575–1642), si distingue per la luce soprannaturale che illumina il volto di San Maurizio, simbolo della sua visione interiore.
Databile intorno al 1615, riflette lo stile spirituale e raffinato del maestro bolognese e appartiene al periodo agostiniano del santuario. In origine era collocata sull’altare della cappella oggi dedicata a San Felice da Cantalice.
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